Meschis Renzo è nato a Palermo il 1 ottobre 1945.Nel 1968 parte alla volta di Milano per fare nuove esperienze e conosce Crippa di cui frequenta lo studio Cantatore a Brera durante un periodo in cui segue i Corsi della Scuola Libera del Nudo.Successivamente si trasferisce a Roma dove conosce lo scultore Pericle Fazzini, di cui diventa assistente affiancando per un certo periodo Bruno Liberatore. Nel 1973 conosce Renato GUTTUSO, con il quale instaura rapporti di amicizia e dal quale otterra’ la presentazione in catalogo per la sua prima mostra personale alla galleria “Nuova Penelope” di Asti. Frequenta Leonardo Sciascia,Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri,Natale Tedesco, Umberto Eco, Milena Milani,Franco Gentilini e tanti altri. Intensifica la sua attivita’ artistica con varie mostre che porteranno le sue opere in varie gallerie italiane ed americane. Crea una stamperia con annessa casa editrice, firmando cartelle e monografie di Aldo e Mrio Pecoraino, Renato Guttuso,Luigi Guerricchio,Arturo Carmassi,Franco Gentilini. Molto riconoscibili e a lui riconducibili, i quadri di Renzo Meschis sono, messi insieme, come un racconto di cantastorie, un album fotografico che consente di raccontare la Sicilia senza tempo che lui ama, e si vede, anche se i suoi soggetti non prevedono mai,non negli ultimi venti anni, la presenza di personaggi di nessun genere, niente figure, nessun volto.Ogni casa di Palermo possiede un chiodo con appesa un’opera di Meschis, così come sono poche le Gallerie in Italia che non posseggono suoi quadri, forse perché li hanno venduti tutti. Renzo Meschis dopo avere esplorato,con grande passione e grande energia,tutto l’universo dell’immaginario realista, avendo avuto in Renato Guttuso il punto di riferimento della sua invenzione pittorica e avendo percorso tutta una strada lunga di pittura naturalistica,con un fondo cadenzato dell’attenzione speculare ad una certa memoria ancestrale e contadina,è approdato,ormai da due anni e con ritmo “produttivo”da eterna giovinezza,ad una pittura assolutamente fantastica,dove il rimando a qualsiasi tipo di somiglianza è del tutto abbandonato,per quanto a volte evocato da titoli o iscrizioni volutamente paradossali,con una poetica della leggerezza, in totale discontinuità,con la sua storia personale di artista.