Ultimo di quattro figli, Pietro Mastrangelo nasce a Santa Croce di Magliano il 12 gennaio 1923 da Luigi Antonio e Carolina Casciano. Il padre, prima agricoltore e poi secchiaio, garantisce un’esistenza tranquilla alla famiglia, dovuta anche ad un suo viaggio in America che gli permette di esercitare un lavoro dignitoso quando torna a Santa Croce. Gli anni giovanili di Pietro sono, perciò, sereni e spensierati, per quanto in quegli anni non si possa parlare di vera e propria agiatezza, visto la povertà latente anche per coloro che hanno solo conosciuto marginalmente il problema. Fino alla prima adolescenza svolge una vita normale, come ogni altro bambino, cercando d’imparare un mestiere. Così frequenta la bottega di un barbiere e alcuni anni dopo, già giovincello, intraprende l’attività d’imbianchino. Lo stesso poeta in un dialogo spassionato con il curatore di queste note descrive quelle circostanze: “Erano anni abbastanza difficili, ma mio padre provvide sempre a soddisfare le nostre necessità di sopravvivenza. Io sono nato in Via Amore e lì ho vissuto i primi anni della mia vita. Dopo un periodo passato a fare il barbiere ho intrapreso l’attività dell’imbianchino, soprattutto perché le case, fino ad allora non imbiancate, per un nuovo modo di intendere le abitazioni, hanno iniziato ad imbiancarle e il lavoro rendeva bene”. Negli anni ’40 decide di trasferirsi a Roma e conosce il celebre Guttuso, cliente della barberia dove lui prestava servizio. Già morso dalla passione dell’arte, coinvolge il maestro e gli fa vedere alcuni suoi lavori. “Guttuso m’invitò a continuare perché avevo un’ottima mano ed un occhio da artista. Dovevi studiare al Liceo Artistico – mi disse”. Tornato a Santa Croce ripensò a quegli incontri che certamente alimentarono in lui il già caldo fuoco della pittura. Intanto sposa Concetta Tartaglia (1928-1996) che gli darà tre figli (Carolina, Maria e Luigi) e un amore lungo tutta la vita. A lei, ancora fidanzati, il poeta dedicherà una lirica in italiano, forse la prima della sua produzione in versi, composta il 14 gennaio 1950 e intitolata “Alla mia fidanzata”, la quale oltre a manifestare la gioia dell’amore ingenuo com’era in quei tempi, annuncia chiaramente gli usi e i costumi della sua Santa Croce nativa che poi diventeranno una costante della sua ampia opera poetica e pittorica. Sebbene non vada oltre il semplice esercizio letterario, proprio del principiante, ci piace riportarla per mostrare la freschezza dei suoi sentimenti verso la donna amata che si manterranno tali durante tutto il cammino della lunga esistenza vissuta insieme […]