E’ nato in Sardegna, ma vive in Sicilia, sin dalla prima giovinezza. Roberto Masia è pittore venuto dal mare e dal mare è stato sempre circondato e difeso. L’ acqua, in effetti, è l’archetipo di questo Signore della tavolozza. Per lui simbolo purificatore. La necessità, quindi, di purezza interiore guida la sua mano sulla tela. Tramite istintualità innata, Roberto Masia risolve e supera le problematiche del pittore suggestionato dei messaggi arcani che provengono dalle natura o dagli interni, in cui regna il silenzio. I colori, i segni-colore, le forme, trasfigurano il vero, fondendolo nella doppia lettura del reale-irreale. Come ogni maestro del colore, egli poeticamente s’ interroga sui rapporti complessi tra colore – materia e luce – spirito. Come risolve, Roberto Masia la dicotomia? In un’ immediata e spirituale fusione tra materia e luce (vale a dire, tra colore e spirito). Il fusionismo (termine che egli ha coniato e che, offre non solo come tecnica, ma anche anche come emblematico massaggio) pare concludere grazie a più elementi, in un gioco delle parti : tra pennello, spatola, cuore e mente. Roberto Masia rammenta certi religiosi vissuti nell’ alto medioevo, chiusi nei propri conventi a comporre preghiere figurali, mentre i barbari sono alle porte. Il fusionismo, in effetti, più che una tecnica è, sopratutto a livello formale, un avvertimento contro i nuovi barbari che stanno offusccando il sole, distruggendo paesaggi, campi, alberi, coscienze. Il fusionismo salva e sublima, quindi, il riconoscibile, innalzandolo sull’ altare del silenzio, simboleggiato da Roberto Masia tramite una pittura di luce. Il solo gioco dei contrappunti cromatici, l’ abilità nella stesura del colore, sono dati non ancora sufficenti per spiegare nella propria completezza visiva, ciò che egli capta. La sua scittura pittorica, appunto , non è fine a se stessa, se cosi fosse non sarebbe suggestiva, ma solo descrittiva. Alivello tecnico, Roberto Masia inizia con sapienza, procedendo nell’ arte del colore miscelato, incrociato, sovrapposto, si diletta nel non lasciare spazzi tra una tacca e l’ altra, le fonde e le confonde. Ma egli va oltre il magma, che è il nostro primo stadio percettivo. Giunge cosi ad una musicalità squillante, di un “adagiocon moto,” la struttura compositiva è un’ insieme di “alti” e di “bassi” Quando le sue tonalità si dissolvono e, magicamente, si ricompongono, viene alla ribalta l’ interesse per Masia per i post-impressionisti e per i nabis. E’ questo, in effetti, il museo interiore di questo pittore che viene dl mare. La timbricità, per esempio, dei girasoli pare un omaggio a Van Gogh la “stanza della musica” è un interno, appare forte a presenza del rosso, la poltrona, il violoncello, il vaso di fiori, la biblioteca. In questo susseguirsi di di abilie veloci tacche cromatiche, si avverte una maestria, alla francese, quella di Vuillar, in cui i colori sono sempre isegni primaridella forma. Tutto è fusione nella sperimentazione visuale di Roberto Masia, tramite queste sue misteriose radici che hanno la solarità mediterranea e, nel contempo, la malinconia nordica. E’ appunto, di timbricità struggente gondoliere veneziano, una sorta d’ ombra scura, rema romantica con lo sfondo rossastro di un tramonto alle spalle. Roberto Masia scompone la scrittura del colore grazie alla forza controllata della spatola, che si muove lungo la superficie della tela, ed allarga, ispessisce e, nel contempo, ricompone ed appiattisce il colore. Il pennello, al contrario, con i propri vali sottili di colore, pare avere la stessa funzione delvento. I segni cromatici, infami, rossi, azzurri, bianchi, gialli, si depositano come emblematici reperti sula e formano una sinfonia di forme riconoscibili. La rivelazione, ancora una volta, sorge dalla luce, che porta alla ribalta memorie sospese come nella composizione “interno con lume” o nella rappresenazione, della cromia soffusa degli omaggi a Venezia. Roberto Masia riesce poi, abilmente, ad utilizzare la neve nella candida luminosità”New York- Central Park”. Il fusionismo che proviene dalla superficie della composizione possiede un’ ulteriore dote, quella del movimento captabile a livello di percezione visiva o in chiave apparente, direi sensitiva. E’, comunque certo che i suoi fiori e le sue figure di donna, con il mare come sfondo, non hanno mai nulla di statico, anzi ancora una volta pare che tra l’ opera dipinta e l’ osservatore scorra il vento. Tra le maglie delle sfumature cromatiche si percepisce non solo l’ abile tecnica dell’ artista, ma tutta la sua spiritualità. Grazie a questa sua religiosità, Roberto Masia trasforma e fonde il proprio animo con colore e forma. Nei suoi dipinti il palpito del cuore è risolutivo. Senza questo trasporto istintuale, la tavolozza sarebbe riflesso atonale. La fusione di spirito e di materia porta in luce queste pagine pittoriche, legate alla sacralità del bello di cui Roberto Masia, maestro venuto dal mare, è il sapiente cantore
Paolo Levi