(San Venanzo 1920 – Orvieto 23 luglio 2008) A buon diritto Livio Grazio Valentini può essere considerato il pit¬tore di Orvieto perché nessuno meglio di lui ha saputo cogliere della Città del Duomo l’essenza ed il carattere e, con ammirevole corag¬gio, proporre iniziative culturali di assoluto prestigio, come le due edizioni del Premio di Pittura «Città di Orvieto» allestite con ca¬parbia determinazione nei primi anni sessanta del secolo scorso, riu¬scendo, in tale occasione, a riportare ad Orvieto Gerardo Dottori, che con la Rupe ebbe trascorsi non sempre idilliaci. Ma Valentini è stato un artista a tutto tondo, capace di misurarsi con curiosità e progressiva competenza nella scultura, nella pittura, nella ceramica e nella grafica d’arte e pubblicitaria. Ed in virtù di queste sempre rinnovate capacità e ispirazioni è stato in grado di meritarsi la stima di molti suoi colleghi, di esigenti collezionisti e di critici d’arte con¬cordi nel riconoscere nei suoi “limpidi occhi celesti” il riflesso di un’anima saggiamente ironica. Pittore, scultore, ceramista, per anni docente di disegno dal vero all’Istituto Statale d’Arte di Orvieto, Livio Orazio Valentini nacque a San Venanzo nel 1920 ma da sempre è stato legato ad Orvieto, dove ha vissuto e lavorato per la maggior parte della sua vita, e dove si è spento il 23 luglio del 2008. A vent’anni e per cinque lunghi anni conobbe la dura esperienza della guerra e della prigionia nel campo di concentramento tedesco di Buchenwald, esperienza che lo segnò in maniera indelebile alimentando dalla metà degli anni Quaranta, la sua espressività artistica e il forte legame con la vita. All’inizio degli anni Cinquanta si dedicò anche alla scultura. Esordì a Perugia nel 1951 e venne notato dalla critica e da Gerardo Dottori, il maestro futurista dell’aereopittura con il quale in seguito espose a Roma. Inizialmente pittore figurativo, subisce l’attrazione dell’Informale che rielabora con stilemi personali ed originali, dando vita a quello che alcuni critici hanno definito “Informale orvietano”. Sempre negli anni Sessanta sono da ricordare le esperienze di scultore e ceramista e la costante produzione di arte sacra. Sensibilissimo ai valori civili e sociali, nelle sue opere trasfonde sollecitudini culturali che si manifestano in opere di grande intensità: il Crocefisso (1962) in legno-ferro-ceramica e il grande dipinto L’Eccidio di Camorena. Nel 1967 trasferisce il suo studio a Roma, in Via Monti della Farina. Valentini resta nella Capitale un anno. Dal 1968 al 1970 nascono opere di sapore naturalistico: pitture e sculture in terracotta, disegni e opere grafiche seriali. A partire dal 1970 l’arte di Valentini prende a tema il violento rapporto violento tra uomo e natura. Dalla riflessione sull’esercizio della “hybris” umana sull’ambiente e gli animali comincia il lungo “Ciclo degli Uccelli”. La pittura è ancora velatamente informale e carica di grandi espressioni drammaturgiche. Sempre nel 1970, cosciente che una città dall’enorme tradizione artistica quale è Orvieto non può non disporre di un luogo formativo adeguato alla sua prestigiosa storia, contribuisce alla fondazione dell’Istituto d’Arte. Nel 1971 partecipa ai seminari e interventi di ricerca presso l’Università di Parma sui significati dell’espressione, curati da Pietro M.Toesca: questa è l’occasione per un confronto serrato con intellettuali e scrittori grazie al quale Valentini conquista uno spazio e una visibilità di grande prestigio. Nel 1975 si reca in Portogallo. Sino al 1977 il passato artistico non era riuscito a produrre sull’artista alcuna fascinazione tale da indurre mutamenti profondi negli stili e nelle concezioni estetiche. Eppure, con la realizzazione delle “Dieci iconologie del Duomo di Orvieto” si inaugura un dialogo con la storia quanto mai fecondo. Valentini “spicca”, letteralmente, “smonta” e ridisegna linee di sculture e di brani di sculture della facciata del Duomo. Nel 1979 si reca a Berlino. L’esperienza del “Muro” eccita la sua sensibilità e il suo sdegno. Ritorna in Italia e pubblica una monografia: “Un muro, l’eccidio degli uccelli”. E’ un’opera di denuncia nella quale, assieme alle opere, sono contenute immagini terribili del presente e del passato. Completano il tutto scritti di Lipa e Serge Goldstein, Michele Greco, Gerardo Ortese, Angelo Rossi, G.Cavazzini, E.Cantillo, F.Masini, D.Micacchi, e P.M.Toesca. Nel 1982 Valentini si reca negli Stati Uniti su invito del Professor Alan Grahan dell’Università di Atens (Georgia). Il confronto con le estetiche americane sembra risentire la grande opera pubblica realizzata sempre alla fine del 1982 in piazza Cahen a Orvieto, il monumento al 3° Reggimento Granatieri. […]