Noto pittore italiano, nasce a Novara il 4 dicembre 1886 e vive in varie città, seguendo gli spostamenti della famiglia, dovuti alla carriera militare del padre, erede di una famiglia di medici e matematici di chiara fama. Appassionato di musica, scopre la pittura solo verso i diciotto anni quando, in seguito ad una malattia è costretto a passare un mese in campagna senza l’adorato pianoforte e suo padre, pittore dilettante, per consolarlo gli regala una grande scatola di colori. I suoi primi lavori sono vagamente espressionistici, per la maggior parte sono ritratti della madre e delle sorelle, eseguiti a matita ed a pastello. Laureato a Padova in giurisprudenza, Felice Casorati continua a dipingere e, prima di raggiungere la sua più nota maniera metafisica, vive un lungo periodo liberty. Nel 1907 la giuria della Biennale di Venezia accoglie il suo “Ritratto della sorella Elvira” e Casorati entra di diritto fra i pittori di fama, ma è solo nel 1910 quando partecipa alla IX Biennale, che quell’anno dedica una grande sala a Gustav Klimt con l’esposizione di 22 bellissimi quadri, che il giovane pittore evolve il suo stile verso la linearità decorativa dei suoi lavori successivi, evidentemente influenzato dalla Secessione Viennese. Il 1912 è un anno importante per Felice Casorati che realizza opere in cui è evidente la ricerca di una sintesi tra simbolismo e realismo tradotta in forme nitide, psicologicamente straniate, accompagnate da un aspetto tecnico complesso ed elaborato: il pittore usa infatti colori stemperati con glicerina che vela con cera trasparente. La voglia di una pittura non confinata nei musei, libera dai vecchi canoni, spinge Casorati verso un gruppo di artisti e amatori d’arte che lavorano per rendere quotidiana ogni immagine artistica. Felice Casorati, nel 1911, scrive “Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno”. Nel 1913 Felice Casorati tiene una mostra personale all’Esposizione di Ca’ Pesaro a Venezia, entra in contatto con Martini e Garbari e realizza una serie di tempere, acqueforti, acquetinte e puntesecche di impronta visionaria, aderenti al dettato Secessionista. Alla Mostra individuale alla Secessione romana tenuta nel 1915, espone dodici dipinti, due terrecotte verniciate e cinque incisioni. Allo scoppio del conflitto mondiale, Felice Casorati viene richiamato alle armi e, nei tre anni di guerra, riesce a dipingere solo due grandi pannelli per la mensa ufficiali e l’inquietante dipinto antimilitarista “Giocattoli ; al suo ritorno si stabilisce a Torino dove conosce l’antifascista Gobetti ed il gruppo degli «Amici di Rivoluzione Liberale» al quale aderisce nel 1922. Per questa amicizia nel 1923 viene arresto e fa alcuni giorni di carcere; liberato, Casorati nel futuro si astiene da ogni azione in evidente conflitto con il regime fascista. Negli anni Venti lo stile pittorico di Felice Casorati continua nella sua evoluzione ispirandosi ai grandi maestri del Quattrocento Italiano, come Mantegna e Raffaello, realizzando opere di grande limpidezza e misura, nelle quali affiora l’immobilità tipica di Piero della Francesca, decisamente antidecadenti. In questi anni Casorati, diventa il centro della vita artistica di Torino e, sensibile al lavoro dei giovani artisti, nel 1923 crea la “scuola di via Mazzini”, nello studio stesso del pittore, che organizza per loro anche mostre collettive, sposando in seguito una sua allieva, Daphne Maugham. Nel 1924 Casorati espone alla Biennale di Venezia e, nel 1926, alla Prima Mostra del Novecento italiano, continuando a essere presente anche in quelle successive. […]