La monografia Giovanni Checchi 1927-2003, fortemente voluta da Anna Kiss, che ha firmato l’affettuosa Premessa in stile epistolare, e curata dallo storico dell’arte Giorgio Di Genova, ricostruisce le vicende biografiche e artistiche dell’artista attraverso i testi del curatore (Giovanni Checchi, pittore metamorfico e visionario), di Matilde Tortora (Giovanni Checchi e il cinema), di Barbara E. Barich (Giovanni Checchi: un pittore e l’archeologia) e le testimonianze e i ricordi degli artisti de Il Girasole Claudio Capotondi, Gino Guida e Luca Maria Patella, dell’attrice Stefania Sandrelli, Paola Petri, vedova di Elio, gli amici Luca Canali, Renzo Rossellini e Gian Paolo Testa, a cui si aggiungono i numerosi testi critici della ricca antologia, che ripercorre le mostre dall’artista tenute nel corso della sua vita le cui tappe sono state ricostruite nella Biografia, curata dalla figlia Anita Checchi Lobo e corredata da foto di diversi anni riferite all’artista e dalle copertine dei cataloghi più significativi. Chi ha conosciuto l’artista scorrendo la sezione illustrativa Le opere può rinverdire ricordi assopiti, mentre chi non ha mai incontrato Checchi e ne ignora l’opera può imparare a conoscerlo attraverso le immagini della sua produzione a colori dal 1957 al 1993, suddivisa per tematiche: Paesaggi, Deserti, Composizioni vegetali, Ritratti, nonché attraverso le riproduzioni in bianco e nero dei disegni e delle sculture. Comunque, senza dubbio, sia gli uni che gli altri meglio comprenderanno il suo metamorfismo che animava rovi ed alberi, o stravolgeva espressivamente le fisionomie dei volti, nonché si potranno sorprendere della spontanea facilità dei suoi disegni, facilità che gli permetteva perfino di trarre da “scarabocchi” spiritose morfologie riconoscibili, nonché di disegnare sul vetro, come documenta l’immagine della quarta di copertina.