( Roma , 25 febbraio 1901 – Roma , 1 marzo 1975 ) è stato un pittore italiano , uno dei rappresentanti della cosiddetta Scuola Romana , artista fra i più popolari ed amati, specialmente dai romani de Roma a causa anche delle sue dinamiche rappresentazioni di ” partite di calcio “, e diventato il simbolico pittore di Via Margutta. Dopo l’adesione alla Scuola Romana , nel 1928 , si legò soprattutto a Mafai e ad Antonietta Raphael , collaborando spesso anche con Scipione e Raffaele Frumenti . La sua attività pittorica iniziò nel 1934 ; pochi anni dopo, nel 1937 , presenterà tre opere alla IV Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti . Dello stesso anno è la sua prima personale alla Galleria Apollo di Roma . Il pittore fu attivo anche sul piano politico e, con Mario Mafai , Guttuso ed Afro realizzò la prima testata de L’Unità nel 1945 , subito dopo la Liberazione . Nello stesso anno partecipò alla I Mostra dell’Arte contro le barbarie, promossa dal quotidiano comunista alla Galleria di Roma e presentata in catalogo da Antonello Trombadori , con un’opera di forte impegno politico ( La fucilazione di Bruno Buozzi ). Vincitore di un’edizione del Premio Marzotto con Il Pastore con la capretta , Omiccioli è stato presente nelle più importanti rassegne: di particolare rilievo l’invito con un’antologica all’ Ermitage di Leningrado , la personale alla Galleria d’Arte La Medusa di Napoli ; durante gli anni cinquanta partecipa a collettive a Pittsburg , Boston , Tokio , espone alla mostra itinerante nei paesi scandinavi organizzata dall’Art Club, alle Quadriennali romane del 1955 , 1959 e poi del 1966 , alle Biennali veneziane del 1952 , 1954 , 1956 . Presenta nel 1959 un dipinto su faesite , Cristo crocifisso , alla VIII Biennale d’Arte Sacra a Bologna . Durante gli anni sessanta espone a tre edizioni della Rassegna di Arti figurative di Roma e del Lazio (1961, 1963, 1965) e alla VI Biennale di Roma del 1968 . Vaporosi e dolci, ma sorti sempre da un intenso immutato amore per la natura e per l’uomo. Alla periferia di Roma , a Scilla o nell’isola di Ustica davanti alle case dei pescatori, aveva recuperato la consuetudine en plein air , che deve all’opera, attraverso un morbido respiro di tavolozza, verità e luce.