Antonio Cimino artista attivo dai primi anni 80, pratica dagli esordi una pittura dura e affascinante che ha subito una lenta e continuativa evoluzione interna in linea con i processi esistenziali dellâ €™autore, con le trasformazioni del suo mondo interiore sempre in stretto contatto con la realtà naturale e non, del mondo esterno. Gli ultimi lavori sono il risultato di una scelta linguistica volutamente riduttiva che procede di pari passo con gli slittamenti di una pittura aperta su una fenomenologia di grande respiro: rigorosamente controcorrente in un radicale bianco e nero, questi lavori recenti nascono infatti come i precedenti dalla osservazione della natura e dei luoghi, di cui isola dei particolari che ingigantiti perdono ogni riconoscibilità connotandosi in termini di sintesi concettuale di forte impatto visivo. Nella sua prima personale alla Galleria Soligo, presenta una opera modulare e altre superfici di grande dimensioni solcate da macrosegni neri e scandite da tasselli pittorici spesso senza titolo, (tranne alcune eccezioni. Sotto il cielo con la carta oil fiore che porta lontano perchè altrimenti come diceva Clifford Still si confonderebbe lo spettatore e si delimiterebbero le sensazioni e le implicazioni latenti nell’opera. Implicazioni che, nel caso di Cimino, hanno a che fare appunto non tanto con l’apparenza immediatamente riconoscibile, quanto con il rovescio cioè con quella energia silenziosa e palpitante immediatamente sotto la pelle dell’esperienza quotidiana, definibile come scarto e differenza. Conducendoci oltre la superficie delle cose Antonio Cimino ci invita attraverso le sue figure a compiere un passaggio fondamentale che sta nell’andare oltre l’abituale tendenza a riconoscere, portandoci a conoscere, a interpretare e quindi a interrogarci ,-anche sulla plausibilità o meno degli stessi confini rigidi tra astrazione e figurazione-, cosa che comporta sempre una pià o meno rilevante modificazione di chi guarda.