Saquella Ernesto (Grafica)

Biografia

Ernesto Saquella, il “Filosofo per mezzo del colore”. Artista e saggista molisano (Campobasso, 25 agosto 1958 – 1 marzo 2008), si dedica fin da giovanissimo all’arte dipingendo soggetti dal vero e paesaggi. Parallelamente conduce studi regolari che si completano con la laurea in Giurisprudenza presso l’Università “Federico II” di Napoli. Durante il soggiorno partenopeo, dal 1977, nasce il ciclo Griglie. Le opere di questo primo ciclo rappresentano la ricerca della strada da percorrere, l’eterna battaglia tra lo Spirito e Leviatano, lo scontro che uno spirito giovane e battagliero si trova a dover affrontare contro tutte le strutture. Su questo tema, nel giugno 1983 realizza la sua prima cartella grafica. Sulla scia di profonde riflessioni sulla staticità dei sistemi di comunicazione dell’era predigitale, si misura con una delle tecniche più antiche e meno flessibili: la xilografia. Dal 1983 al 1987 realizza cartelle di xilografie e linoleografie che ritraggono figure, paesaggi e scene simboliche. Nella prima metà degli anni Ottanta lavora al ciclo Città. Segue il ciclo Apici, un’esplosione di colori e contrasti scanditi talvolta dalla presenza di materiali compositi, che “narra” per sottrazione e decantazione la fortissima spinta ascendente individuale in opposizione all’incertezza e allo spaesamento dell’uomo tecnologico dinanzi alla moltitudine e all’immensità. Nelle opere del ciclo Albeggiare lo spazio implode e la superficie si raffredda in un bianco e nero cosmico. Nel 1979 è nominato Accademico Associato all’Accademia Tiberina di Roma, città nella quale risiede dal 1984 al 1994; nel 1986 fonda, con un gruppo di giovani artisti italiani, l’Associazione “Il Quadrato e la Luce” con sedi a Milano, Bologna, Roma, Campobasso, Termoli e Palermo. Gli anni Ottanta si chiudono con il ciclo Astrattismo lirico, una serie di opere di grande formato che racchiude e porta a compimento le esperienze tecniche e concettuali elaborate nei cicli precedenti. Nei primi anni Novanta decide d’abbandonare i tradizionali medium per dedicarsi all’universo digitale. È fra i primi operatori culturali italiani ad approfondire le potenzialità offerte dalla multimedialità, dal ciberspazio e dalla realtà virtuale. Nel 1993 nasce il ciclo Story board, un insieme di opere realizzate con mezzi digitali. Installazioni, pannelli e semplici studi su lucido, carta o legno costruiti su frammenti di realtà, di memoria collettiva, di attualità catturati e rielaborati con la metodica del cut-up, in cui l’intervento creativo di natura progettuale si fonde con la casualità della composizione manuale. Nel 1994 rientra in Molise. Pubblica il saggio Dallo spazio euclideo al ciberspazio. Quale cultura per il terzo millennio? e Verso il Millennio Virtuale. La rivoluzione tecno-antropologica prossima ventura. Sugli stessi argomenti scrive Il pensiero digitale. Cavalieri del ciberspazio e creatività nell’era di internet. Nel 1995, a Bologna, rifonda con Concetto Pozzati e Piero Dorazio l’associazione International Art Club; nel 1996, firma il manifesto del movimento internazionale “Archetip’art”. Nel 1997 l’incontro con l’Alchimia. Seguono anni di profondi cambiamenti che lo portano ad esplorare nuovi, e al tempo stesso antichissimi, sentieri. Questa fase è descritta nel “racconto” autobiografico La rosa rossa. Arte e iniziazione del dicembre 2002, pubblicato postumo. Nasce un’arte completamente nuova che rafforza il collegamento con i mondi archetipali del mito e del simbolo, basata sulla semplificazione di figure emblematiche e suddivisa in numerosi cicli: l’albero, il pesce, le cifre alchemiche, i quattro elementi, la quintessenza, le croci ottagone, fino a giungere all’ultima opera,preceduta da numerosi studi preparatori, dal titolomamozio. La poetica di Ernesto Saquella è espressa con chiarezza nei suoi scritti. Primo fra tutti, il manifesto di accompagnamento alla sua prima cartella grafica, realizzata nel 1983 in cinquanta esemplari: “Occorre che mi presenti. Gli esordi risalgono al Settantaquattro, tempere e disegni della campagna molisana; quindi il caparbio impegno per mesi e mesi nel disegnare teste di imperatori romani, copie da bronzi greci ed arti di gesso bianco. Tuttavia non ho mai amato la linea, i miei inizi sono con la spatola: larghe campiture di colore dai forti valori cromatici”; “Astrattista? No! Tengo a precisarlo con vigore: dipingo esclusivamente ciò che vedo, rappresento la realtà della commedia quotidiana di uomini e cose senza l’illusorio velo di una beltà desueta e idilliaca”; “Trasgrediti i vecchi codici, liberato l’uomo dalle secolari catene, messa a nudo la natura nuova, è venuto il momento di viverla. Più che darci un’estetica etica, semplice adesione a codici prima o poi etichettabili, occorre porre l’accento sulla ricerca, pura ed aristocratica, rivolta all’individuo e non alla massa”. Il passaggio “dalla materia alla funzione”, ovvero il passaggio dalla tecnologia pesante alla tecnologia leggera, è descritto e analizzato nel testo della conferenza Dallo spazio euclideo al ciberspazio. Gli stessi temi sono ripresi, approfonditi e condotti a nuovi esiti in: Verso il Millennio virtuale. Più avanti, una sorprendente anticipazione: “Esiste, deve esistere, qualcosa al di là delle mura del visibile, ove fioriscono i miti, ove l’inconscio ed il conscio si ricongiungono; cose immaginate, dette, visualizzabili al di qua unicamente attraverso una sorta di sublimazione della conoscenza, attraverso l’arte”. Nel 2002 scrive La rosa rossa. Arte e iniziazione, la testimonianza di un’esperienza straordinaria ambientata fra tessere musive, boschi sacri e rivelazioni neoplatoniche. Nello stesso periodo traccia le linee di A regola d’Arte, un’opera letteraria senza precedenti in Molise la cui stesura lo ha accompagnato fino all’ultimo giorno di vita. In quest’opera sono trattati i temi della Tradizione e della Spiritualità. La struttura è ciclica, dodici capitoli più premessa (“Ordo ab chao”) ed epilogo (bibliografia). Numerosi altri scritti, di carattere artistico o iniziatico, sono ancora inediti.